Inizialmente molto costosi, voluminosi e capaci solo di neutralizzare le comunicazioni di telefonia mobile nella banda delle frequenze GSM, i cosiddetti disturbatori tengono il passo con l’evoluzione tecnologica. Sono così divenuti più piccoli, più economici e sono ormai in grado di interferire con gran parte dello spettro. Alcuni modelli, ad esempio, riescono a interferire oltre che con le frequenze destinate alla telefonia mobile (GSM, UMTS, LTE, ecc.) anche con i sistemi di geolocalizzazione (GPS, Glonass, Galileo, ecc.), di trasmissione dati (WLAN, RLAN, WiMax, ecc.) o di allarme senza filo. Si è evoluto anche il loro impiego: originariamente utilizzati per disturbare le comunicazioni (nei treni, nei ristoranti, nei cinema, ecc.), sono ormai divenuti anche uno strumento per commettere atti criminali: furti di auto o camion carichi di merce di valore (disattivando il sistema di localizzazione del veicolo), furti nelle abitazioni (neutralizzando il sistema di allarme senza filo), ecc.
Il loro moltiplicarsi ha reso necessario un inasprimento della legge: il 1° gennaio 2018 è così entrata in vigore una modifica della legge sulle telecomunicazioni che vieta l’importazione e il possesso di disturbatori. Anche la fabbricazione, l’offerta, l’immissione in commercio, la messa in servizio, l’installazione e l’esercizio dei disturbatori sono punibili.
Un rischio oltre che per la sicurezza anche per gli impianti d’allarme più sofisticati
L’utilizzo di disturbatori è severamente vietato poiché oltre a procurare disagi agli utenti dello spettro radioelettrico e a trovare impiego in azioni criminose, può avere conseguenze gravi sul fronte della sicurezza: può, ad esempio, ostacolare le chiamate di soccorso in caso di incidente oppure l’intervento dei servizi di emergenza (pompieri, polizia, medici, ecc.). Può inoltre anche creare gravi problemi a agli impianti di antifurto, che ricorrono sempre più spesso al sistema satellitare.